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solo l’8 maggio, una data buona per la burocrazia ma pessima per organizzare, in così poco tempo,
un tonnara fissa che, a differenza delle reti volanti dei pescherecci autorizzati che scorrazzano per il
Mediterraneo, richiede un’attività preparatoria complessa e costosa prima di arrivare alla posa delle
reti che compongono la tonnara: muciare (barche di pesca) da preparare, attrezzature da sistemare,
boe da posizionare e tutto quello che è necessario per una buona riuscita della pesca.
La posa delle reti poi fa parte di una scienza esatta che solo il rais e i suoi aiutanti
conoscono. E Favignana, orfana da due anni del suo capo, Gioacchino Cataldo, fatica a riprendesi
dalla grave perdita di colui che è stato custode dei segreti della pesca, volto conosciuto e rimpianto
per la sua capacità di attrarre l’attenzione dei turisti.
Tocca al sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto parlare a nome della sua comunità: «Siamo
delusi - dice - C’è stato un incremento delle quote tonno assegnate, ma ancora non è sufficiente a
rendere l’investimento sostenibile dal punto di vista finanziario, e poi il decreto è stato pubblicato
molto in ritardo, quando non si sarebbe riusciti a calare le reti». Poi, gettando qualche ombra sui
criteri di ripartizione e sulle logiche delle politiche sulla pesca, aggiunge: «Forse si è voluto
agevolare chi era già pronto». Chi era pronto? Favignana era volenterosa ma non era pronta, intenta
a togliersi di dosso la polvere del tempo, la Sardegna con Cala Vinagra, Carloforte Isola Piana,
Capo Altano lo era, forse solo perchè le tonnare fisse lì non si sono mai fermate e per loro il
ministero aveva disposto bene 392 tonnellate da spartirsi.
Quando la scorsa primavera l’impresa Castiglione voleva dare il via alla stagione di
pesca, contava di ottenere dalle 70 alle 100 tonnellate di quota tonno, così ce l’avrebbe fatta, invece
ne erano arrivate 14 e si era fermato, anzi non era neppure partito. Le accuse erano fioccate al
governo gialloverde del tempo e l’opposizione di centrosinistra aveva denunciato la “mala gestio”
ma ora che le quote sono sottoscritte da una governo di composizione diversa, con la ministra
Teresa Bellanova del Pd a guidare il dicastero, la delusione è la medesima.
«L’anno scorso esponenti dell’opposizione sembravano aver compreso il valore dell’impresa
e la grande opportunità per la nostra regione - dice il sindaco di Favignana del Pd, vicino quindi
politicamente al nuovo governo - e invece non sono riusciti ad interpretare le speranze della pesca
locale». Hanno vinto le lobby si sussurra, quelle che ogni anno trasversalmente si muovono verso
chi devono favorire. Una bella gatta, politica, da pelare che l’eurodeputato alcamese Ignazio Corrao
dei 5 Stelle raccoglie nella sua denuncia: «Si devono modificare i criteri di assegnazione delle quote
tonno - dice - Non è possibile privare l’isola di Favignana, dove la pesca del tonno ha fatto la storia,
di una risorsa così preziosa per la comunità».
Corrao, che si fa portavoce del malcontento locale, dice anche di aver chiesto alla
Commissione europea «di intervenire immediatamente con nuovi criteri e principi per l’attribuzione

