Page 2 - Favignana-turisti
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Sembra invece che sulla stagione della pesca del tonno sia calato un velo di rassegnata
accettazione. Sono poche le voci che si levano per una battaglia che Favignana non ha perso oggi
ma molti anni fa quando, per diverse ragioni, nel 2007 - tredici anni sono quindi passati - si è
consumata l’ultima stagione di pesca con le reti fisse, una tradizione a cui l’isola è
indissolubilmente legata e che ha fatto le sue fortune, con la lavorazione del tonno allo stabilimento
Florio prima e con il turismo poi.
Era il 1874 quando l’imprenditore Ignazio Florio fece realizzare, mettendo a frutto le
idee progettuali dell’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, il grande stabilimento industriale - lo
chiamavano “Torino”, era la loro Fiat - e per primo avviò con il metodo della catena di montaggio,
la bollitura e la conservazione del tonno che veniva messo sott’olio, inscatolato e poi
commercializzato.
I tonni, allora anche del peso di due o trecento chili, entravano nelle reti e arrivavano nella
camera della morte, posizionata davanti alla costa, non lontano dalla terraferma e l’attività di pesca
era la principale fonte di sostentamento per le famiglie dell’isola. Le vicissitudini legate alle sempre
minori quantità di pescato dovute anche alle razzie compiute dalle tonnare volanti che bloccavano i
pesci nella loro corsa primaverile e le minori entrate che l’imprenditore Castiglione realizzava
stagione dopo stagione, hanno cambiato il corso della tradizione secolare. Poi battaglie locali,
politiche comunitarie e nazionali, e gli ambientalisti hanno contribuito a fiaccare e rendere sempre
più incerta la pesca del tonno. È spiegato dunque perchè, se anche quest’anno la mattanza non si
farà, il grido di protesta sull’isola si è fatto più fievole e sordo.
L’investimento economico per calare le reti - che direttamente darebbero lavoro a una
quarantina di pescatori - non è più vantaggioso e, nello spirito d’impresa, per Castiglione non è
sostenibile. Ma cosa è successo di nuovo: quest’anno alla tonnara di Favignana è stata assegnata
una quota di 33 tonnellate di pescato, a fronte delle 14 della passata stagione. Potrebbe sembrare un
buon salto in avanti invece è sempre insufficiente a garantire proventi accettabili per l’attività
economica; a questo poi si è aggiunto il ritardo nella pubblicazione delle quote da distribuire, uscite

