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4 Sicilia sud-orientale
In Sicilia sud-orientale la sismicità è distribuita principalmente in due settori:
lungo la costa ionica, dove gli
eventi raggiungono magnitudo
circa 7.0; nell’area interna, con
terremoti di MS ≤ 5.5. Rispetto
alla zonazione esistente, è stato
proposto un possibile modello
sismogenetico dell’area
(Azzaro e Barbano, 2000) (Fig.
2).
La Scarpata di Malta, per
la quale si hanno evidenze di
attività tardo-Quaternaria,
sembra la sorgente più
probabile per i grandi terremoti
che hanno colpito la regione
(1169, 1693, 1818). Essa è
costituita da un sistema di
faglie prevalentemente normali
a direzione NNO-SSE, con un
rigetto verticale cumulativo di
3000 m, suddiviso in segmenti
Fig. 2 - Carta delle strutture sismogenetiche della Sicilia il più settentrionale dei quali si
sud-orientale (modificata da Azzaro e Barbano, 1999). estende in terra fino all’area
etnea. Il settore interno del
Plateau Ibleo è attraversato dalla Linea di Scicli, una zona di trascorrenza di primo
ordine che si sviluppa per una lunghezza di circa 100 km dallo Stretto di Sicilia fino
al margine settentrionale del plateau. Sebbene per questo sistema non si osservino
evidenze di attività tettonica successiva al Pleistocene medio, la distribuzione dei
terremoti (1698, 1818, 1895, 1949, 1980, 1990) indica l’esistenza di strutture
sismogenetiche minori ad esso riferibili. Il margine settentrionale e nord-occidentale
dell’avampaese risulta fagliato da un sistema orientato NE-SO sotto il fronte delle
unità più esterne della Catena Appenninico-Maghrebide. Esso è caratterizzato da
ampie depressioni strutturali quaternarie come il graben Scordia-Lentini, attivo fino
al Pleistocene medio, e da faglie cieche lungo il fronte della catena ai quali si
possono associare terremoti con magnitudo massima 6.4 (1542, 1990) e 5.2 (1898,
1903, 1909, 1959) rispettivamente. Altre strutture sismogenetiche sono individuabili
nella Piana di Vittoria, dove si sviluppano faglie cieche responsabili degli eventi del
1717-1937, e nel sistema di Ispica, l’unico dell’area per il quale è documentata
un’attività tardo quaternaria-olocenica (terremoti del 1727-1903).
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