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Archivio 1/2/2021 viaggio di Ulisse intorno alle Egadi - la Repubblica.it
«UN CLASSICO - diceva Italo Calvino - è un libro che non ha mai finito di dire
quel che ha da dire». Figuriamoci, allora, quante rivelazioni, quante nuove suggestioni
può ancora riservarci il classico dei classici, ovvero l'Odissea.
Canta il poeta che Ulisse navigando sul mare color del vino verso genti straniere
«di molti uomini le città vide». Ma su quali lidi approdò e quali civiltà conobbe il nostro
eroe? è una sorta di giallo letterario ultra millenario. Era davvero l' Etna la patria di
Polifemo, come pensavano anche Euripide e Virgilio? Ed Eolo, il re dei venti, aveva il
suo regno nelle Eolie?
La terra dei Feaci, Scheria, coincide col territorio dell' attuale Trapani o no? E la
terra dei Lotofagi, l' isola delle Capre, il paradiso di Calipso, la spiaggia della maga Circe
a quali regioni corrispondono? Insomma, quali luoghi ispirarono Omero, o chi per lui?
Sono ancora interrogativi irrisolti che da secoli suscitano approfondite investigazioni.
Al fascino di una nuova rilettura critica dell' Odissea non si è sottratta la
trapanese Girolama Sansone che su Ulisse pubblica ora le sue dettagliate
argomentazioni nel libro "I viaggi di Ulisse e le isole Egadi" (Corrao editore, 143 pagine,
10 euro). Punto di partenza per la Sansone è la tesi dello scrittore inglese Simon Butler,
il quale alla fine dell'Ottocento scandalizzò il mondo delle lettere sostenendo in un
discusso saggio che a scrivere l' Odissea sarebbe stata una donna della costa trapanese,
identificatasi in Nausicaa, e che trapanese sarebbe l'ambientazione del poema: secondo
Butler Trapani sarebbe il regno dei Feaci, Erice la terra dei Ciclopi o Iperea, lo scoglio
del Malconsiglio la roccia in cui Poseidone trasformò la nave di Alcinoo, colpevole di
avere ospitato Ulisse, e Favignana o Aegusa l' isola delle Capre.
Ma la Sansone coglie nelle tesi di Butler alcune incongruenze. Non può essere
Erice la mitica Iperea, perché dal poema si evince che era separata dal regno dei Feaci,
cioè l'odierna Trapani, da un braccio di mare.
D' altronde, la tesi classica secondo cui era l' Etna la residenza dei Ciclopi si basa
solo sul mito che il vulcano fosse la fucina in cui i figli di Poseidone preparavano i
fulmini per Zeus, ma non esiste alcuna analogia topografica tra la zona etnea e la
descrizione omerica del luogo. La Sansone non ha dubbi: la sede dei Ciclopi era l' isola
di Levanzo.
Questa intuizione le scatta visitando la Grotta del Genovese (non ancora
scoperta ai tempi di Butler) con i graffiti e le pitture rupestri del Paleolitico e del
Neolitico, e con alcune caratteristiche identiche alla descrizione omerica della caverna
di Polifemo: un antro vicino al mare ma poco visibile, buio e sufficiente grande da
ospitare anche le greggi, con un ingresso facilmente ostruibile da un macigno. Anche
la sequenza dei faraglioni presenti sulla rotta da Levanzo a Favignana fa pensare ai
massi scagliati da Polifemo contro l' imbarcazione di Ulisse e dei suoi uomini, in fuga
verso l' isola delle Capre.
Da quest' ultima, come dice il poeta, era possibile scorgere il fumo dei fuochi dei
Ciclopi e sentirne a tratti le voci. L'altra novità proposta dalla rilettura della Sansone